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“Il Foglietto”

Lucera 25 agosto 1917 anno xx – N. 32 (N. 1764 della serie)

Da Roseto Valfortore
La morte di Alfonso Cascioli

18 agosto

(roscal). Il 13 agosto, fra il compianto di quanti lo conoscevano e l’amavano per le sue elette virtù di mente e di cuore, nell’età di 67 anni, si è spento Cascioli Alfonso Maria fu Giacomo e fu Capobianco Maria Giuseppe. Fu cittadino dalla coscienza pura ed illibata, che per 37 anni espletò la sua missione di insegnante nelle pubbliche scuole del nosto Comune con singolare operosità ed ininterrotto zelo, cattivandosi l’ammirazione dei superiori e l’affetto degli scolari.
Ma non soltanto alla scuola dedicò con successo le sue cure e la sua vita: predilesse l’agricoltura e la meccanica, ed è ricordata, a titolo di grande onore, l’opera da Lui spiegata nell’epidemia colerica del 1887. In quella circostanza fu uno dei pochi che, sereno e cosciente, sfidò il pericolo per sollevare materialmente e moralmente gli infermi e i colpiti dal terribile morbo. Fu tra i sapienti organizzatori dei soccorsi portati ai poveri e agli ammalati, distribuendo personalmente i biglietti e le razioni; visitò coi sanitarii e i medici di Roma e di Foggia i tugurii e le abitazioni dei su concittadini. I quali perciò rimpiangeranno e ricorderanno sempre il
maestro benemerito, che nella scuola e nella vita, educò, con l’insegnamento e con l’esempio, varie I solenni funerali resi all’Estinto furono nuova prova della stima e dell’affetto che per lui nutrivano i Rosetani tutti. All’imponente funebre corteo presero parte le rappresentanze del Municipio, in forma ufficiale, del Corpo Insegnante al completo, del Comitato Civile e cittadini di ogni classe. Il Professor D. Scipio, decano dei Maestri, parlò brevemente delle preclari virtù di Cascioli Alfonso, professionista studioso e cittadino inpareggiabile.

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Associandosi al lutto della famiglia Cascioli, il Foglietto invia in special modo affettuose e sentite condoglianze all’ottimo amico Giovanni Cascioli che al grande dolore per la morte del padre suo può trovare conforto pensando alla larga eredita di affetti che l’Estinto ha lasciato nella città natia, nella famiglia e in quanti lo ebbero caro in vita.

 

 

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