Una
pausa di carattere artistico, tra le varie iniziative dell’estate
rosetana, è stata la personale di pittura di Luigi
Valeno, allestita nella “Sale mostre” di piazza
Umberto I a Roseto Valfortore.
La mostra, intitolata semplicemente “Immagini e colori”,
ha rivelato la “fotogenicità” artistica
del centro del subappennino dauno, scrutato e colto nei
suoi aspetti caratteristici, nelle sue strutture architettoniche
insolite, venate di silenzio e di descrizione, raccolte
in una linea artistica che ignora ogni equilibrio paesaggistico
predeterminato.
Trionfo della fantasia popolare e del capriccio artigianale,
dunque, che l’artista Valeno ha rivisitato con uno
stile essenziale, chiaro, lineare, intimamente aderente
alla suggestione di una cittadina che al linguaggio sommesso
delle pietre coniuga il gioco armonioso delle scalinate,
l’essenziale severità dei monumenti, il raccoglimento
che anima le vie e gli slarghi.
Nei dipinti di Valeno, Roseto sembra attraversata da un
vento di silenzio e di memorie. Un vento che passa attonito
tra le case, si sofferma sul fregio delle porte, accuratamente
inciso dalle mani di scalpellini-artisti, indugia nella
fuga degli archi aperti a cogliere il respiro dei monti,
leviga il volto delle figure scolpite sul coperchio di sarcofagi
chiusi nel loro mistero.
Un paese geloso della sua intimità, quello dipinto
da Valeno, eppure autentico, disposto alla rievocazione
di accadimenti e di presenze che hanno intessuto di storia
quei luoghi segnati dal tempo, carichi ancora della cadenza
flebile e cara di risonanze e di voci rese più vibranti
dal trascorrere dei giorni.
Palesemente coinvolto dal richiamo affettuoso di una così
pregnante realtà, non è stato certamente facile
per Valeno -un pittore giovane di età ma con un passato
considerevole di artista e di gallerista coraggioso - selezionare,
nella molteplicità delle sollecitazioni, le visioni
che ha interpretato con precisione di tratto e con perfetta
aderenza all’aspetto naturale delle cose. Mai stato
senza dubbio il motivo determinante che gli ha consentito
di superare il profilo delle strutture, e gli ha dato l’opportunità
di cogliere l’anima, il respiro, i segreti della vita
che palpita dietro facciate e finestre, gelosa e fiera del
suo patrimonio di ricordi e di insegnamenti da custodire
e da tramandare.
Un groviglio di sentimenti, di visioni, di rimandi cromatici,
connota queste composizioni, alle quali la tecnica ad acquerello,
usata per lo più dall’artista con scontata
perizia, conferisce freschezza e genuinità. E Roseto
appare nella sua variegata connotazione: arte e sentimento,
sapienza e fantasia, nostalgia e determinazione, trovano
in questi dipinti il loro teatro naturale, la loro più
schietta collocazione, tanto che il piccolo borgo assurge
ad espressione di una intera umanità.
I vicoli, gli archi, gli scorci altro non sono che pugni
di case e di affetti, che tentano ostinatamente di riservare,
tramite il loro fascino, vitalità e vigore al proprio
paese, nonostante i numerosi usci delle case chiusi dalla
speranza di ricostruire altrove un futuro migliore.
Richiami accorati che, grazie alla spiccata sensibilità
di Luigi Valeno, acquistano un’espressione visiva,
uno spazio legittimo, protesi a colpire l’intima fibra
di quanti hanno la ventura di imbattersi nelle opere dell’artista
lucerino, dove la discrezione di Roseto si concreta nella
singolarità del suo folklore nella fierezza della
sua atavica dignità.
Michele Urrasio
Roseto Valfortore, 15 luglio 2006
( dalla rivista Fortore – Anno XV - Settembre/Dicembre
2006 n. 42 )